Fiori di Bach
Almeno una volta nella vita avrete sicuramente sentito nominare i Fiori di Bach. Probabilmente si tratta dei rimedi floriterapici più conosciuti al mondo, ma possiamo dire di conoscerli realmente? Sappiamo davvero in cosa consiste il loro potere curativo?
Come funzionano?
Innanzitutto bisogna precisare che in una boccetta di Fiori di Bach a livello molecolare non c’è quasi nulla, il loro potere non è nel principio attivo bensì nella vibrazione: agiscono come modulatori di frequenza.
Il nostro corpo ha una frequenza, ogni nostro organo ha una frequenza, i germi stessi hanno una frequenza. Tutto quindi ha una sua frequenza che può essere armonica o disarmonica, il rimedio floreale avendo una frequenza armonica tende ad allineare le nostre frequenze distorte, mentre lascia immutate quelle che sono già equilibrate.
Utilizzo e controindicazioni
Per la loro natura vibrazionale, i Fiori hanno grande vantaggio di essere dei rimedi sicuri, senza controindicazioni e non hanno interazioni con medicinali o terapie in atto: possono essere utilizzati da soggetti allergici, bambini, donne in gravidanza, persone con ogni tipo e gravità di patologia. Sono anche dei rimedi molto versatili: possono essere aggiunti a creme, impacchi e colliri o diluiti nell’acqua per pediluvi, enteroclismi o semplicemente essere assunti per via orale in gocce (solitamente 4 gocce 4 volte al giorno) oppure diluiti in mezzo litro d’acqua da sorseggiare lungo tutta la giornata in caso di problemi fisici.
Storia
A parte la materia prima, cosa c’è di unico in una boccetta di Fiori di Bach? Per capire è necessario fare un salto nella vita del loro padre scopritore.
Bach nasce alla fine dell’Ottocento, studia medicina e si laurea specializzandosi in batteriologia: dapprima si dedica alla ricerca poi durante la prima guerra mondiale gli viene affidata la gestione di un intero ospedale. E’ proprio in questo periodo che però accadono due disgrazie: prima la morte prematura della moglie, poi la diagnosi di un tumore alla milza la cui prognosi non lascia speranze: tre mesi di vita. E’ proprio in questo periodo che, invece di scoraggiarsi, egli dedica ancora più impegno alle sue ricerche e
crea sette Nosodi (rimedi omeopatici ottenuti in prevalenza da batteri patogeni intestinali) i quali conseguono buoni risultati terapeutici e vengono riconosciuti e apprezzati dall’intera classe medica. I Nosodi sono, però, solo un punto di partenza: il suo vero scopo è di realizzare rimedi puri e semplici in modo da dare la possibilità a chiunque di utilizzarli per autoguarirsi. Così si rifugia nelle campagne del Galles e inizia a ricercare erbe da analizzare in laboratorio. Impara così ad osservare ed interpretare la segnatura dei fiori (cioè la morfologia, le proprietà chimiche e le caratteristiche comportamentali delle piante) che sin dai tempi antichi aveva guidato la scelta di un fiore piuttosto che un altro.
Dopo la scoperta dei primi rimedi floreali intuisce che quella è la strada giusta per lui, o meglio è “la sua missione di vita” e decide di trasferirsi in Galles per completare la sua opera. Durante il trasloco però perde tutta la sua strumentazione tecnica, ma questo non lo scoraggia anzi vede l’accaduto come un segno: non avrà bisogno di nessuno strumento se non di se stesso! La classe medica a questo punto, non vedendo l’utilizzo di criteri scientifici nel lavoro di Bach, lo critica e lo emargina. La sua controrisposta non si fa attendere: decide di cancellarsi dall’ordine dei medici e di definirsi erborista.
Con il passare del tempo Bach constata che la prognosi di pochi mesi di vita, che gli era stata formulata, si era rivelata sbagliata. Comprende quindi quanto sia rilevante il ruolo della psiche nella salute e l’importanza ascoltare la propria anima perseguendo il proprio “compito di vita”. A questo punto non lo ferma più nessuno: scopre tutti i trentotto rimedi floreali e pubblica due libri.
Morirà nel 1936, proprio quando aveva da poco confidato ai suoi più stretti collaboratori di essere riuscito ad ultimare la sua più grande opera: aver trovato tutti i rimedi di cui aveva bisogno.
Visione della Malattia e pensiero di Bach
La vita di Bach è esemplificativa del suo pensiero: è la chiave di lettura dei rimedi floreali. Bach, infatti, vede la malattia come una risorsa: nel momento in cui ci ammaliano il nostro corpo ci sta comunicando che esiste un conflitto dentro di noi, tra la nostra anima e la nostra psiche. Se ci limitiamo a curare i sintomi della malattia solo apparentemente guariremo; se non andiamo alla radice del problema quei sintomi o quella malattia si ripresenteranno, magari in altra forma o in maniera più profonda seguendo un processo di vicariazione. Ognuno di noi ha, inoltre, uno scopo nella vita che deve perseguire nonostante le difficoltà (la vita stessa di Bach ne è un esempio), indipendentemente dalla tipologia e dal prestigio del compito che ci è stato affidato bisogna portarlo a termine perché tutto è uno, tutto è interconnesso, l’umanità ha bisogno di noi e del compito che ci è stato affidato. Se ci allontaniamo da questo scopo e quindi dalla via tracciata dalla nostra anima insorge il conflitto e quindi la malattia.
Bach sostiene, infine, che tutti noi abbiamo dei difetti profondi (il suo era l’impazienza) che dobbiamo armonizzare. Il nostro peggior difetto, se riequilibrato, può diventare la nostra migliore qualità e i fiori in questo ci possono dare un valido aiuto.
La responsabilità della guarigione, è dunque solo nostra: non esiste nessuno che possa sostituirsi a noi nel farlo. I rimedi floreali ci possono dare un aiuto, mostrarci la strada, suggerirci un cambiamento, ma siamo noi a dover agire.
Nella scelta dei rimedi floreali non si tiene conto della natura della malattia (non serve essere dottori perché ciò che realmente si cura è la persona!), è quindi il solo stato emotivo del malato da considerare nella scelta nei rimedi.
Fiori e personalità
Ogni fiore corrisponde ad un profilo di personalità. Ognuno di noi è caratterizzato da tre fiori: il primo fiore, il più importante, che rispecchia noi stessi con i nostri pregi e i nostri difetti e altri due fiori ereditati solitamente dai nostri genitori o dai nostri nonni che hanno la capacità di attenuare o accentuare le caratteristiche del primo fiore.
Di solito si preferisce non dare subito a ciascuno il proprio fiore salvo che la persona in questione non stia davvero bene con se stessa, i fiori, infatti, ci mettono in contatto con il nostro vero Sé e non sempre tutti sono pronti a scoprire chi c’è davvero dall’altra parte dello specchio! Si preferisce quindi fare un lavoro a strati partendo da quello più esterno ovvero delle emozioni che si manifestano volta per volta per arrivare con il tempo al nucleo interno. Ad esempio, una persona che ha come primo fiore Agrimony è un soggetto dall’apparenza allegra, solare e gioviale ma questa è solo la maschera che usa per nascondere la propria ansia, tormento ed inquietudini interiori. Consigliare subito l’utilizzo del suo fiore ad un Agrimony è rischioso perché si tratta di una persona tormentata, che ha compresso per anni tutti i suoi sentimenti ed emozioni; non possiamo prevedere, quindi, la sua reazione se tutto questo gli viene svelato di colpo per mezzo del fiore. E’ bene quindi partire dalle sue emozioni come ad esempio l’ansia o la tristezza e somministrare un rimedio floreale per alleviare questi stati d’animo per poi arrivare con il tempo, al suo fiore.
Intuire il proprio fiore non è, però, per tutti così immediato, soprattutto se ci si è appena addentrati nel mondo dei Fiori di Bach. Per creare delle miscele di fiori, inoltre, ci vuole la giusta dimestichezza, infatti, se un fiore tra quelli contenuti nella boccetta non è adatto a noi in quel momento, potrebbe ridurre l’azione degli altri. Proprio per questi motivi esistono le figure del Naturopata e del Floriterapeuta che attraverso lo studio, l’esperienza e l’utilizzo del test kinesiologico (test muscolare che ci rivela la risposta inconscia del nostro organismo a diverse situazioni) ci potranno aiutare nella scelta del rimedio floreale adatto alle nostre esigenze creando anche delle combinazioni ad hoc con una posologia personalizzata.
Non ci resta che scoprire uno a uno i doni floreali che Bach ci ha lasciato in eredità. Ogni due settimane analizzeremo un fiore elencandone pregi, difetti, i tratti fisiognomici che li caratterizzano e il loro utilizzo. Seguiteci!